La cronaca di Massimo Veronese, autorevole cantore della voga veneziana
Già di buon mattino la Riva del Vin, proprio sotto il Ponte di Rialto, comincia ad animarsi: si preparano il pontile delle premiazioni ed il buffet per ristorare con vin brulè e dolci vari appassionati e turisti che di lì a poco avrebbero assistito alla Regata delle Befane, una magia che sorprende per la trentanovesima volta nello stupendo scenario di Canal Grande. E’ Silvano Seronelli a prendere possesso di palco e microfono, con una personalità da fare invidia a Carlo Conti, Pippo Baudo e Mike Bongiorno insieme! Veste i panni di gran maestro di cerimonia, del Camerlengo, geloso custode non di finanze papaline ma di usi, tradizioni e costumi della gloriosa società che rappresenta e della quale noi di Remiera Casteo ci vantiamo di essere amici. La Reale Società Canottieri Bucintoro 1882. La sua voce stentorea e la sua dialettica colorata e sicura, si trasformano nel lazo di Pecos Bill che lanciato in mezzo alla folla cattura migliaia di turisti. Questi si rendono conto subito che stava per succedere qualcosa di speciale e rapiti dagli aneddoti di “Sero”, quasi fanno a cazzotti pur conquistare mezzo metro di balaustra del ponte ed i posti migliori lungo le rive! Presenta i vecchi e mitici campioni del remo Palmiro e Bepi Fongher, la pluricampionessa di voga veneziana Gloria Rogliani, il campione del mondo di motonautica Giampaolo Montavoci, la presidente del consiglio comunale Ermelinda Damiano, il consigliere comunale con delega alla tutela delle tradizioni e presidente del Coordinamento delle remiere Giovanni Giusto, il dirigente delle politiche sportive del comune di Venezia Manuele Medoro, la presidentissima della Bucintoro Lucia Diglio.
Arriva il corteo delle remiere che scortano le cinque mascarete delle befane, è accolto da scroscianti applausi e migliaia di scatti che da li a poco viaggeranno via etere in tutto il mondo, mèta i telefonini degli amici, come fossero scalpi, bottini di guerra da vantare! In testa la balotina della Bucintoro che trasporta la grande “calsacaena” di Rubelli che verrà poi fatta penzolare dal centro del Ponte di Rialto, arrivo della regata che si andrà a disputare. Vittime dei mali di stagione tre grandi assenze quest’anno: Giovanni Croff “el Gato” che aveva stravinto le eliminatorie, Alessandro Spezzile “Spin” ma soprattutto Gianni Colombo “Timbro” che era in odore di conquista del titolo di “Re coea scoa”. Con le sue quattro vittorie negli ultimi quattro anni, avrebbe potuto conquistare l’ambito titolo che ne prevede la conquista di cinque consecutive: peccato!
La giuria chiama le “maranteghe” all’immaginario cordin di partenza presso il palazzo della Banca d’Italia: le rive tremano, l’attesa per la sfida ad un remo si fa vibrante, caorline , sandoli, balotine, jole e pupparini delle remiere formano gli spalti per il pubblico; battelli, mototopi, taxi e gondole colme di turisti si fermano o si fanno da parte. Al numero d’acqua uno, lato Municipio, il bianco di Roberto Palmarin “Principe”, al due Giovanni Rossi “Specenè” col rosso, al tre il viola di Sandro Inchiostro “Saccarosio”, quattro, marron, Francesco Casellati “Gòto” ed al cinque Riccardo Romanelli “San Vio”, mascareta arancio. Sono tutti brutti, bruttissimi, camuffati con le loro parrucche ed imbacuccati dentro gli scialli dello stesso colore della barca, emblemi delle vere streghe, legali rappresentanti delle maranteghe…befane! Marea di “dozana”, l’acqua cala, và verso Cà Foscari nello stesso senso di marcia della prima parte di regata, folate di tramontana scuotono le calme acque del Canalazzo e sono come rasoiate nelle facce paonazze dei nostri. L’allineamento si dimostra cosa difficile da ottenere, super lavoro per Bepi e Palmiro che inveiscono contro la relativa scaltrezza dei befani ma riescono lo stesso a dare il segnale di partenza. Cinque palate ed il “Principe” finisce sotto le poppe delle gondole ormeggiate in Riva del Carbon: partenza non valida. Intelligentemente la giuria porta sopravvento le cinque mascarete e finalmente la gara puo scatenarsi.
Forcole basse, tanti colpi e chi puo và subito alla ricerca del centro canale per accaparrarsi tutti i favori della “dozana” che proprio là puo regalare le cose più belle: km/h in più sul tachimetro! “Specenè”, immigrato buranello, è il più reattivo di tutti ed appena dopo il traverso con Canale della Prefettura mette il suo pomolo lustrato per l’occasione col Sidol, davanti a tutti gli altri. Altra ventina di vogate “sotomorso” ed il viola è completamente dietro. Al lato sinistro “Principe” ritarda nel guadagnare il filo d’acqua buono e rimane attardato. Al lato dell’Ufficio Catasto rimane subito indietro l’inesperto “Gòto” mentre incredibilmente l’arancio di Riccardo “San Vio” riesce a stare al pari del viola finchè, anche qua causa poca esperienza e con la complicità negativa di una folata, perde la barca “stagando” compromettendo la possibilità di aggiudicarsi un giro del palo in posizione migliore.
Gira primo “Specenè”, secondo “Saccarosio”, terzo “Principe”, quarto “San Vio” ed infine “Gòto”. Sembra fatta, le posizioni appaiono abbastanza delineate ma oggi il campo di gara era parecchio difficoltoso per la tramontana appunto; il celeste scappa e per gli avversari non ci sono stati santi che tengano nè angeli custodi cui affidarsi davanti all’innesorabile progressione di Rossi, culminata con un rush finale a cinquanta colpi al minuto che ha infiammato migliaia di spettatori assiepati dappertutto! All’altezza di San Beneto la befana viola accusa un pò di stanchezza e mette su un piatto d’argento la bandiera bianca a chiunque avesse voluto approfittarene. Non fa complimenti il “Principe” sornione che quatto quatto attacca una prima volta, e come da manuale, sottoriva, tentando di buttare “Saccarosio” largo in mezzo al “contrarion” per poi, dopo un richiamo della giuria, buttarsi lui al campo andando via di forza allo stremato malcapitato. Romanelli volta il canale in quarta posizione e stranamente, invece di andare sottoriva premando come dio comanda, sceglie di sparigliare e và sottoriva “stagando” (alla sua destra). Io non so se sia stata una strategia ragionata ma secondo me sbagliando ha azzeccato una manovra giusta: in quella zona l’acqua faceva di più a sfavore ma era alla “bonassa” dal vento che colpiva in pieno tutti gli altri. Fin quando la protezione è durata. Aveva appaiato bianco e viola ma al primo refolo si è trovato dall’altra parte ancora quarto ma col pomolo della sua mascareta che faceva i timbri sulla poppa di quella viola. Non domo attacca per dentro quest’ultima e rimonta fino al trasto dell’avversario. Servivano cinquanta metri di percorso in più ed avrebbe rimontato ma…con i se e con i ma, la storia non si fa! Qualcosa da rivedere per la befana con la mascareta marron: per “Gòto”, qualche regata sociale e l’ascolto degli aneddoti di qualche campione del passato suonerebbero come panacea. Conquista la bandiera nera “dell’ultimo impirà”! Anche al giro d’Italia c’è battaglia serrata per la conquista della maglia nera!
Tutto emozionante, coinvolgente, battaglia, sorpassi, imprevisti, tutti ingredienti che hanno contribuito a rinnovare ancora una volta la leggenda della befana veneziana, a ricordare una scommessa tra vecchi soci regatanti della Reale Società Canottieri Bucintoro che durante una cena sociale per lo scambio degli auguri di Natale, dopo qualche “quartin” han pensarono bene di sfidarsi ad un remo. Si diedero appuntamento una ventina di giorni dopo, il tempo di qualche allenamento per dare alla cosa una patina di serietà ed il 6 gennaio 1979 si confrontarono per la prima volta. La favola continua, è un incontro fatato, un incanto in Canal Grande e ormai lassù, loro…con noi…per tanto tempo ancora, finchè tradizione vivrà, lontana da coltelli insanguinati di politica e progresso.